Le maschere
Le maschere
Attraverso il linguaggio che la bocca articola e le emozioni che i nervi facciali manifestano, il viso, territorio di comunicazione tra gli uomini, appare come una sorta di microcosmo che riproduce in scatola l'ordine dell'universo.
Da qui deriva il potere eccezionale attribuito da tempo immemorabile alle maschere, da un'estremità all'altra della terra.
Alla maschera l'individuo chiede di mutarlo in un essere diverso da sé, e gli uomini hanno spesso creduto che essa li rendesse capaci di esorcizzare le proprie paure, di oltrepassare i limiti del mondo soprannaturale e, indossando delle maschere, di diventare esseri diabolici, fantastici, buoni, e poter diventare la personificazione degli Dei.
Portare una maschera, se fatto nella maniera giusta, permette di compiere una trasformazione, di entrare in una dimensione diversa, ci si rende conto di essere capaci di cose che vanno oltre l'immaginario, che cambia, si modifica, si struttura, prende vita e travolge una comunità intera.
Ora Isola attraverso il Palio vive l'esperienza di una trasformazione, vive collettivamente questa metamorfosi che è diventata parte della società isolana, si presta alla possibilità di un'esperienza intorno ad una maschera viva, una maschera che sia la continuazione di un discorso ormai antico, una maschera che può essere sperimentata sul posto, che può essere creata con le persone, che può far parte di un'esperienza collettiva.
Come per un nuovo Palio anche la maschera segue lo stesso percorso: si parte da un'idea, segue uno studio, quindi un progetto e, da abili menti, seguono abili mani e qui la magia VIVE!
Quindi con l'impasto di creta si crea l'idea di quel progetto, gli si dà forma, espressione, con il gesso si formerà un negativo che con carta pesta o cotone, o canapa o garza, o cuoio ecc. ecc. prenderà materia e colore, con l'individuo che la indosserà prenderà corpo e anima.
Dietro ogni maschera c'è un lavoro cosciente dove non si sa più chi possiede e chi è posseduto, è un bellissimo gioco di evasione dove chi fugge si trova, chi pensa di essersi trovato si perde in quell'immaginario che altro non è che ritrovare se stessi in un’altra forma.
FERNöF - La maschera di Isola Dovarese
Nel proprio percorso di ricerca storica, Isola Dovarese, è arrivata a riscoprire una propria maschera della Commedia dell’Arte. Si chiama Gian Fernöf ed è fondamentalmente uno zanni nasuto dalla tendenza a raccontare storie buffe. È un personaggio realmente vissuto, alcuni degli abitanti più anziani del paese ancora se lo ricordano: era molto noto per il suo caratteristico viso grintoso con quel grosso naso deforme alla Cyrano de Bergerac e l’attitudine a raccontare storielle. Un personaggio che gli isolani vollero immortalare facendo dipingere la sua faccia come se fosse una maschera nel mezzo di un’allegoria del nostro fiume sopra il sipario del palcoscenico del vecchio teatro Gonzaga, che ospitò meravigliose feste da ballo e spettacoli di prosa e lirica fino all'inizio del nostro secolo. Il teatro risaliva al 1587, anno in cui il Principe Giulio Cesare Gonzaga fece costruire un graziosissimo locale al primo piano dell'attuale palazzo comunale. Il teatro è andato distrutto tra la prima e la seconda guerra mondiale, oggi se ne conserva solo la scala a chiocciola di accesso.Grazie alla Compagnia di Teatro all’Improvvista che ne ha fatto uno studio approfondito della psicologia, dei movimenti, del personaggio insomma, e grazie al Laboratorio della Memoria da cui sono state tratte alcune storie dal libro “Osti, ostreghe e osterie”, questa maschera è tornata a vivere e a farci divertire.
Contatti: Giovanna Marchioli
mascheredigio@gmail.com
Commenti recenti